Precetti di Calligola a Claudio

Pietro Verri
PRECETTI DI CALLIGOLA A CLAUDIO (1782-1792)

Testo critico stabilito da Carlo Capra (Edizione Nazionale delle opere di Pietro Verri, VI, 2010, pp. 345-347)

Se vuoi essere tu il padrone, poichè non potrai fare tutto da te medesimo e ti sarà forza servirti dell’opera de’ tuoi ministri, bada bene alla scelta. Un uomo che abbia principj e che operi in conseguenza non è da scegliersi, perchè s’opporrà alla tua volontà ogniqualvolta ella sia diversa da’ suoi principj. Guardati dall’uomo virtuoso, fermo e che abbia l’animo libero; egli cercherebbe di fare l’interesse de’ popoli, ambirebbe la gloria, sacrificherebbe tutto alle sue idee e ti darebbe inciampo ad eseguire la volontà tua e ad agire da vero padrone. Anche i più infimi ministri, se non altro colle loro consulte e rimostranze, se sono di questa genia t’infastidiscono e da esecutori che debbon essere degli ordini del monarca s’eriggono in consultori e correggenti. Lascia nelle biblioteche e sulle cattedre i letterati e i filosofi, e non ti lasciar seddurre dalle loro false attrattive; il popolo ha da obbedire e non da ragionare, i ministri sono stromenti passivi della sovrana volontà del monarca, una mente sola governa. Sceglierai adunque per tuoi ministri uomini che ambiscano la tua grazia sopra di ogni altra cosa, uomini che non abbiano nè beni di fortuna nè aderenze e che tutta in te solo collochino la loro esistenza. Gli uomini che sieno di vita illibata e irreprensibile sono sospetti perchè sicuramente operano per principj. Un vizio ti è garante più sicuro della loro piena sommissione: chi ha debiti e non paga i creditori sicuramente sarà pontualissimo a ubbidirti per conservare la tua grazia e la carica concessagli, senza di cui sarebbe rovinato. Chi è libidinoso e molle sacrificherà tutto per conservare l’autorità che gli proccura occasioni facili per soddisfarsi. In somma chi ha delle magagne rispetta e obbedisce al medico; il vizio sarà il migliore garante di ogni altro della tua autorità. L’uomo virtuoso è da tenersi ben lontano; i due Bruti per quella strada annientarono il potere d’un solo, il quale non si radica e consolida se non colla corrutela. Se nella scelta ti sei ingannato, se scopri de’ ministri che camminino senza inciampare e arditamente o al ben pubblico o alla gloria scacciali, non sarà mai troppo presto. Non ti consiglio però di scegliere persone infamate per la scostumatezza e che fossero screditate presso del popolo; ma ti consiglio di scegliere uomini mediocri, timidi, incerti ne’ principj, macchiati di vizi bensì ma con riserva, e tali che facciano eseguire quanto gli si ordina senza ambiguità alcuna. Gli uomini che pretendono allo spirito non sono buoni, meglio i pedanti; i filosofi poi sono la peste vera d’ogni governo e se non giugni a screditarli, spegnili che sono pericolosi.

Rispetto ai tribunali di giustizia lascia tutti gli imbrogli e le cabale come sono, perchè i popoli quanto più temono tanto pensano meno e giova che in tutto dipendano dagli uomini anzi che dalle leggi. I giudici saranno venali, e perciò più paurosi in faccia del monarca, temendo un processo. I popoli costretti a raggirarsi per guadagnare il favore de’ giudici e quindi rivolgono la loro sagacità alla corruzione, base unica del potere arbitrario, e quindi s’allontanano sempre più da quelle idee secche e precise della giustizia che potrebbero poi rivolgere contro del governo. L’incertezza, l’arbitrio, il maneggio lasciali in possesso de’ tribunali. Che se anco il popolo tumultuasse per cattiva amministrazione della giustizia, coll’impiccare alcuni senatori tu lo calmi e ti acquisti fama di ottimo Principe, Padre de’ popoli. È bene che le persone in carica sieno odiose e odiate; la moltitudine crede sempre che ciò avvenga perchè male ne sia informato il Monarca; sin che il popolo sta in dovere tu ne godi, se si scuote sacrifichi i tuoi commessi e ti raddoppi la benevolenza.

La superstizione è necessaria per sempre più contenere il popolo. I ministri del culto sono interessati a coltivarla, perchè essa dà loro pane e considerazione. Bada a non screditarli, ma bada pure a contenerli. Quanto meno ha il popolo di religione e quanto ha più di superstizione, tanto più è sicura l’obbedienza. La religione illumina e rende virtuosi gli uomini, la loro virtù ha per oggetto l’obbedienza a Dio Ottimo massimo scrutatore de’ cuori, che non lascia mai la virtù senza ricompensa e il vizio senza pena. La religione insegna d’adorar Dio colla beneficenza, colla toleranza, colla bontà verso degli uomini nostri fratelli, c’insegna d’essere giusti, onesti, fedeli ai doveri, osservanti delle leggi, sinceri e buoni. La superstizione immerge nella notte degli errori, occupa l’uomo di alcune pratiche di culto esterno, lo volge alla ipocrisia, lo scosta dalla virtù e gli fa sperare la sua felicità nella cieca deferenza a un fanatico direttore. L’uomo religioso ragiona; l’uomo fanatico odia chi ragiona, lo perseguita, lo maledice, lo sradicherebbe dal mondo se potesse. La superstizione tiene il popolo avvilito, è l’annello nel naso del buffalo, non lo togliere se vuoi regnare lungamente.

La tua Corte sia magnifica; il popolo è soggiogato dalla pompa e dalla maestà del Trono. Non essere facilmente visibile, la riverenza sarà maggiore; sia sempre corredato dal cerimoniale, sembrerai una divinità; co’ tuoi cortigiani sia contegnoso e benefico con misura; la Corte è una lotteria, pochi guadagnano e molti vi si rovinano. Quando benefichi, tu ti fai un ingrato, ma di tempo in tempo conviene farlo per tenere in lena gli aspiranti. Se vuoi essere familiare, sialo con persone di nessuna nascita, non mai co’ nobili: i primi nè sapranno nè potranno abusarne. In somma persuadi ben bene a tutti che tu sei più che un uomo e sia tu stesso persuaso che gli altri sono meno che uomini. Osservali infatti e vedrai quanto poco basti a far loro perdere la ragione e stimali se è pure possibile! L’uomo è un animale nato per servire ed essere deluso da un accorto signore. Se giugnesse a pensare tutto è rovinato. Veglia e impediscilo.